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Questo è quanto vedo dal terrazzo di casa mia.
Ho scattato questa foto un paio d’ore fa; adesso sono sola nel mio lettino e il mio cervello doveva riflettere su qualcosa mentre la fissavo, altrimenti non mi sarei addormentata facilmente.
23 anni.
Qualcuno perso, qualcuno vissuto pienamente, un’infanzia felice, dei genitori stupendi. Un’adolescenza triste, piena di sfide, piena di mostri da vincere, i primi anni da adulta ancora più difficili.
E adesso che sono più forte devo riparare ai danni fatti in passato, all’amore che non ho provato nei confronti di me stessa, alle sfide che non ho vinto, alle situazioni che non ho sfidato, agli amici che ho amato e che mi hanno tradito.
Tutti questi cocci rotti prima o poi torneranno uniti.
Prima l’ingenuità non mi faceva vedere tante cose, adesso vedo tutto senza ingenuità. Ho imparato così tanto “dalle persone, delle persone”, che il tornaconto di ognuno sembra essere sempre dietro l’angolo. Gente che sfoga le proprie frustrazioni su chi è pulito dentro, inciuci, parole cattive, cattiverie, doppie facce. Ovunque.
Mi giro e mi rigiro e vedo solo merda. Ma poi penso al sorriso di un bambino, e mi accorgo che qualcosa di buono c’è ancora al mondo.
Io voglio tornare così.
Bambina.
Allo stato “bravo”, agli anni in cui non ero così sveglia, intuitiva. Agli anni in cui sorridevo e scrivevo e coloravo, e della schifezza della gente non sapevo proprio un cazzo.